
Le nuove terapie focali per il trattamento del tumore della prostata
Il tumore della prostata è la più frequente neoplasia nell’uomo. Oggi, oltre alle più avanzate tecniche robotiche e i nuovi
trattamenti radianti, in grado di trattate l’intera ghiandola prostatica, sono emerse numerosi nuovi trattamenti miniinvasivi per
poter trattare solamente una piccola parte di prostata, preservando il resto dell’organo e la sua funzione. Il prof. Mauro Gacci è
stato inviato al prestigioso congresso internazionale IBUS (International British Urological Society) a parlare dei diversi
trattamenti focali di prostata.
Le terapie focali sono nuove tecniche che mirano a distruggere esclusivamente il tumore presente nella prostata, risparmiando i
tessuti sani circostanti. A differenza dei trattamenti tradizionali, che coinvolgono l’intera ghiandola prostatica, queste nuove
tecniche si concentrano su aree molto precise, nei casi in cui il tumore di prostata è localizzato. In questo modo, si limitano
significativamente gli effetti collaterali, come l’incontinenza urinaria e la disfunzione erettile, che spesso derivano dal
trattamento di tutta la prostata in blocco sia con chirurgia che con radioterapia
Come presentato durante il convegno dal Prof. Gacci, ad oggi esistono bel 10 differenti tecniche di terapia focale del tumore prostatico. In alcuni casi, come per la brachiterapia o l’HIFU, si tratta di tecniche che hanno raggiunto un discreto livello di validazione scientifica, mentre molte altre – supportate da pochi dati in letteratura - devono essere considerate ancora metodiche sperimentali. Solamente pazienti con tumori di prostata localizzati e poco aggressivi sono ad oggi candidabili a questo tipo di trattamento. Per tutti gli altri la chirurgia e la radioterapia -associate anche tra loro ed a nuove terapie farmacologiche –
rappresentano ancora i trattamenti di riferimento.
In molti casi si tratta di procedure che possono essere fatte in regime ambulatoriale o in day hospital e che spesso necessitano solamente di un’anestesia locale (il paziente può essere sveglio e non sente dolore durante l’intero trattamento). La minore invasività permette un recupero molto rapido della funzione urinaria e sessuale, un miglioramento della qualità di vita ed un pronto ritorno alle proprie attività quotidiane.
Attualmente l’aggiunta di queste nuove tecnologie all’armamentario dell’urologo nel trattamento del tumore di prostata, apre alla possibilità di personalizzare il trattamento, ovvero di trattare ogni singolo paziente affetto da neoplasia in modo diverso a seconda delle caratteristiche della neoplasia, dell’anatomia della prostata, e dei sintomi e dei disturbi urinari e sessuali del paziente. La sfida dei prossimi anni è comprendere come massimizzare i risultati oncologi e funzionali per ogni singolo paziente, effettuando in ogni singolo centro di riferimento un monitoraggio continuo dei risultati ed un confronto con gli altri centri di
eccellenza che in tutto il mondo stanno portando avanti queste tecnologie
Riferimento: https://www.ibus.org.uk/upcoming-events