del tumore di vescica

Prof. Mauro Gacci, esperto sul tumore della vescica

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Resezione endoscopica di vescica (TUR)

Il trattamento del tumore di vescica vede come primo approccio diagnostico e terapeutico la resezione transuretrale di vescica (TUR-B, transurethral resection of bladder) ovvero un intervento endoscopico in cui il tumore viene resecato ed asportato. L’intervento prevede l’inserimento di un piccolo endoscopio attraverso l’uretra e mediante un’ansa l’asportazione della massa e la coagulazione della sede dove il cui era localizzata.
La degenza post-operatoria è di media variabile dai 2 ai 5 giorni a seconda delle dimensioni della lesione, della profondità di resezione e delle caratteristiche dell’urine (presenza o meno di sanguinamento). Se le urine sono chiare, il catetere viene rimosso ed il paziente dimesso dopo ripresa della minzione spontanea.
Principale complicanza post-operatoria di questa procedura è costituita dal sanguinamento provocato dalla possibile caduta dell’escara (la “crosta”) a livello della zona della vescica dove è stata effettuata la resezione. Tale condizione può spaventare il paziente ma, nella maggior parte dei casi, è auto-limitante e non pericolosa. Nei rari casi in cui il sangue nelle urine sia persistente ed abbondante, è necessario riposizionare il catetere vescicale o effettuare l’emostasi (coagulare il sito sanguinante) in sala operatoria.
Il risultato dell’esame istologico è il punto fondamentale per definire la successiva gestione del caso, in particolare la discriminante è definita dal coinvolgimento o meno della tonaca muscolare della vescica da parte del tumore. In caso di tumori superficiali è necessario provvedere a delle istillazioni postoperatorie (l’introduzione settimanale di un farmaco all’interno della vescica mediante un catetere). In caso di tumori più profondi, è prevista l’asportazione della vescica, con possibile ricostruzione della stessa con serbatoio ileale continente o non continente, oppure con confezionamento di ureterocutaneostomie, vale a dire un collegamento tra gli ureteri e la cute.

Cistectomia radicale con neovescica ortotopica robotica

Quando il tumore vescicale infiltra la tonaca muscolare, risulta necessario asportare la vescica, i linfonodi pelvici, la parte terminale degli ureteri e - a seconda del sesso del paziente - prostata e vescichette seminali nell’uomo, ovaie, annessi, utero e porzione anteriore della vagina nella donna.
La derivazione urinaria impiegata in seguito potrà essere differente a seconda delle caratteristiche generali e necessità del paziente, oltre che alle peculiarità della malattia. La derivazione che più ricalca l’aspetto fisiologico e naturale dell’apparato urinario è la ricostruzione della vescica con un segmento intestinale mediante tecnica mini-invasiva robotica. Vengono praticate 4-5 piccole incisioni addominali per il posizionamento delle braccia robotiche ed una parte di intestino lunga circa 45-50 cm viene isolata, detubularizzata e riconfigurata, ricreando una nuova vescica a cui vengono poi connessi gli ureteri e che viene successivamente collegata all’uretra.
Questo genere di procedura dura dalle 4 alle 7 ore; al momento della fine della procedura, il paziente rientra in reparto con un catetere vescicale, un drenaggio addominale e due cateterini ureterali (splint) che fuoriescono dall’addome, drenando direttamente gli ureteri. La degenza dura solitamente tra i 10 ed i 15 giorni e tali presidi verranno rimossi durante la degenza con delle tempistiche precise in base del decorso post-operatorio. I cateterini vengono rimossi rispettivamente dopo 11 e 13 giorni dall’operazione ed il drenaggio dopo 12. Il catetere viene rimosso dopo 3 settimane dalla dimissione ambulatorialmente. Fondamentale risulta la collaborazione del paziente nella gestione della neovescica.
Poichè la nuova vescica non possiederà la sensibilità di quella originale, sarà necessario svuotare la neovescica ogni 2-3 ore, sia durante il giorno che la notte tramite manovra di ponzamento ed applicazione di pressione sovrapubica, al fine di garantirne il corretto e completo svuotamento.
Le complicanze post-operatorie di questa procedura possono essere divise in precoci e tardive: Tra le precoci: deiscenza (cedimento) dell’ anastomosi ossia della giunzione tra uretere e neovescica, deiscenza dell’ anastomosi tra neovescica e uretra, filtrazione dalla neovescica, deiscenza intestinale, occlusione intestinale Tra le tardive: stenosi uretero-neovescicale, stenosi neovescico-uretrale, ipovitamosi B12 (per mancato riassorbimento di Vit. B12, essendo ad esso deputato l’intestino utilizzato per formare la nuova vescica), acidosi metabolica (alterazione metabolica causata da perdita di bicarbonato dalla mucosa intestinale), reflusso vescico-ureterale, ritenzione urinaria cronica, calcolosi neovescicale.
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oltre interventi di chirurgia urologica
di cui con tecnica robotica
Ricercatore internazionale con oltre 800 pubblicazioni - Docente universitario presso l'Università degli studi di Firenze