TUMORE DELLA PROSTATA

Prof. Mauro Gacci
La mia esperienza sul tumore della prostata
  • ho effettuato di prostatectomia radicale, di cui oltre 1500 robotiche
  • ho all'attivo e detengo un brevetto sul tumore della prostata
  • L'Ospedale Careggi è per questi tipi di interventi

Cos'è la prostata e a cosa serve?

La prostata è una ghiandola dell'apparato genitale maschile formata da tessuto fibroso e muscolare che serve per produrre e immagazzinare il liquido seminale che viene poi rilasciato durante l'eiaculazione. La ghiandola è attraversata dall’uretra (il canale che porta l’urina dalla vescica all’esterno) ed è per questo che il suo ingrossamento può dare sintomi o disturbi urinari.
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Cos'è il cancro alla prostata?

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La maggior parte dei tumori della prostata sono adenocarcinomi (tumori di origine ghiandolare) che insorgono nella zona periferica della ghiandola prostatica. Nella maggior parte dei casi, il tumore della prostata cresce lentamente e presenta un tasso di sopravvivenza a 5 anni superiore al 95% ma alcuni tumori possono essere molto aggressivi. I siti più comuni per le metastasi sono i linfonodi e le ossa. L’urologo è il medico di riferimento per questa patologia sia in fase di diagnosi, che di trattamento e di monitoraggio nel tempo.

Quanto è frequente il cancro alla prostata?

A livello globale, il cancro alla prostata rappresenta il 15% dei tumori maschili, il 70% dei quali si verificano nei paesi sviluppati. Con quasi 50.000 casi per anno in Italia, il tumore della prostata è il tumore più frequente nell’uomo: si stima che un uomo su 15, dopo i 40 anni sviluppa questo tipo di tumore.

Quali sono i fattori di rischio per il cancro alla prostata?

I tre fattori di rischio ben consolidati per il cancro alla prostata sono l'aumento dell'età, l'origine etnica e la predisposizione familiare.
L'aumento dell'età è il fattore di rischio più importante per lo sviluppo del cancro alla prostata. Tuttavia, circa il 25% dei casi si verifica in uomini di età inferiore ai 65 anni.
Dal punto di vista etnico, c’è una maggiore incidenza e mortalità per cancro alla prostata negli uomini di origine familiare afro-caraibica nera rispetto agli uomini bianchi caucasici. La dieta può influire sul rischio di tumore di prostata: l'obesità, il diabete ed il sovrappeso sono associati al cancro alla prostata più avanzato.
Se un parente di primo grado ha il cancro alla prostata, il rischio è almeno raddoppiato. Circa il 9% degli uomini con cancro alla prostata hanno un vero cancro alla prostata ereditario. Questo è definito come tre o più parenti affetti, o almeno due parenti che hanno sviluppato la malattia ad esordio precoce (prima dei 55 anni). I pazienti con carcinoma prostatico ereditario di solito hanno un esordio 6-7 anni prima dei casi spontanei, ma non differiscono in altri modi.
Fattori come il consumo di cibo ricco di grassi e zuccheri, il consumo eccessivo di alcol, l'infiammazione cronica e l'esposizione professionale sono stati tutti considerati come possibili fattori di rischio di cancro alla prostata.

Cos’è lo screening del cancro alla prostata?

Ad oggi non esiste un programma di screening di massa per il cancro alla prostata, ma viene attuato in molti paesi un programma di gestione del rischio di cancro alla prostata in soggetti a rischio. In particolare, una visita urologica ed un controllo del PSA viene solitamente consigliata dopo i 50 anni. Tuttavia, in soggetti con familiarità per questo tipo di tumore, la valutazione urologica è consigliata a partire dai 45 anni, anche in assenza di sintomi urologici.

Quali sono i sintomi del cancro alla prostata?

Il tumore di prostata è nella maggior parte dei casi asintomatico. Il sospetto di tumore viene quindi posto sulla base dell’esame del PSA o dell’esplorazione rettale.
I sintomi e disturbi urinari sono molto comuni negli uomini anziani e raramente sono il sintomo di presentazione del cancro alla prostata. Tuttavia, il carcinoma prostatico localmente avanzato può causare questo tipo di sintomatologia.
Il sangue nello sperma (emospermia), il dolore perineale, i disturbi dell’alvo, la colica renale dovuta ad ostruzione degli ureteri sono sintomi tardivi di malattia localmente invasiva. I sintomi principali della malattia in fase metastatica comprendono la stasi agli arti inferiori da ingrossamento linfonodale, il dolore osseo, la perdita di peso e la cachessia.

Come si effettua la diagnosi di cancro alla prostata?

Tutte le linee guida internazionali suggeriscono di effettuare un test del PSA e l’esplorazione rettale per porre sospetto diagnostico di cancro alla prostata.
L'antigene prostatico specifico (PSA) è una proteina la cui funzione è quella di scomporre la proteina ad alto peso molecolare del coagulo seminale in polipeptidi più piccoli. L’invecchiamento, la ritenzione d’urina, la prostatite, l’ingrossamento della prostata benigna, il cateterismo vescicale, possono essere cause di aumento del PSA.
L’esplorazione rettale permette di apprezzare noduli sospetti, definirne la forma ed i contorni, la sede e l’estensione del cancro: questo esame rimane pertanto un punto fondamentale per l’iter diagnostico di questa malattia. L’urologo, dopo aver indossato un guanto ricoperto di gel lubrificante, introduce delicatamente un dito nel retto del paziente per palpare la superficie posteriore della ghiandola prostatica. Circa il 70% dei tumori si sviluppano nella zona periferica della prostata e pertanto potenzialmente rilevabili tramite l’esplorazione rettale.
La risonanza magnetica multiparametrica (mp-MRI), viene effettuata sulla base del rialzo del PSA o dell’esplorazione rettale positiva. Tale tecnica fornisce un'immagine dettagliata della ghiandola prostatica, e permette di pianificare con cura la successiva biopsia prostatica. Solamente la biopsia prostatica fornisce una diagnosi di certezza del cancro alla prostata.

Come si esegue la biopsia alla prostata?

Per aiutare gli uomini a decidere se avere una biopsia prostatica, il loro livello di PSA, i risultati dell’esplorazione rettale (compresa una stima delle dimensioni della prostata), le comorbidità e i fattori di rischio (tra cui l'aumento dell'età, la familiarità e l’etnia afro-caraibica nera), quelli della risonanza magnetica e qualsiasi storia di una precedente biopsia prostatica negativa dovrebbero essere accuratamente valutati. La biopsia prostatica non deve essere proposta sulla base del solo livello sierico di PSA.
Le biopsie della prostata possono trovare dei tumori della prostata clinicamente significativi che la risonanza magnetica non ha evidenziato, anche se nella maggior parte dei casi la risonanza magnetica aiuta ad identificare un cancro clinicamente significativo. La biopsia può essere effettuata con tecnica fusion, ovvero mirata sulla base delle immagini della risonanza. I prelievi bioptici prostatici non mirati su una particolare area sospetta vengono definiti random. La biopsia prostatica nei pazienti con sospetto cancro alla prostata viene solitamente eseguita mediante un accesso trans-perineale o trans- rettale, in anestesia locale. In casi selezionati, può essere effettuata in narcosi.
I prelievi bioptici vengono sottoposti ad esame istologico da parte del patologo. Nei casi un cui venga rilevata la presenza di cellule neoplastiche, l’anatomopatologo definisce il grado e l’estensione del tumore. Questi dati sono fondamentali per pianificare un trattamento personalizzato per ciascun paziente con tumore di prostata.
La consegna della risposta della biopsia, con la conseguente consapevolezza da parte del paziente di essere malato di tumore, rappresenta un passaggio molto delicato per questi pazienti. L’urologo ha il compito di spiegare cosa comporta il tipo di malattia che ha interessato il paziente e quali sono le strategie terapeutiche per fronteggiare la malattia.

Cosa fare dopo la biopsia alla prostata?

Dopo diagnosi di tumore alla biopsia prostatica, si possono rendere necessarie ulteriori indagini strumentali per valutare l’estensione del cancro al di fuori della prostata. In particolare, può essere fondamentale l’esecuzione dei una TAC con mezzo di contrasto per valutare l’interessamento linfonodale e agli organi limitrofi, o l’effettuazione di una scintigrafia ossea in caso di sospetto di metastasi ossee. La PET total body con PSMA è una moderna metodica che utilizzando radiofarmaco specifico per la prostata permette di determinare l’estensione locale e a distanza della neoplasia in casi selezionati.

Il cancro alla prostata si può non trattare?

La mortalità da cancro della prostata non trattato rilevata tra i pazienti a basso grado di malattia potrebbe essere inferiore al 7% al follow-up di 15 anni. Pertanto molti uomini con carcinoma prostatico localizzato ed a basso grado potrebbero non beneficiare di un trattamento definitivo.
Negli uomini con importanti malattie associate o aspettativa di vita inferiore a 10 anni, il trattamento del carcinoma prostatico localizzato può essere differito per evitare la perdita della qualità della vita.

Come si cura il cancro alla prostata?

Grazie ad un approccio multidisciplinare che include, oltre agli urologi, radiologi, medici nucleari, anatomopatologi, radioterapisti ed oncologi, è possibile selezionare l’iter terapeutico più adatto al singolo paziente, tenendo in considerazione le sue aspettative, le peculiarità cliniche del paziente e le caratteristiche della neoplasia.
  • Il trattamento chirurgico del cancro alla prostata consiste nella prostatectomia radicale, che comporta la rimozione dell'intera ghiandola prostatica tra l'uretra e la vescica e la resezione di entrambe le vescicole seminali, insieme a tessuto circostante sufficiente per ottenere un margine negativo. L’intervento può essere eseguito, nei casi selezionati, con il risparmio di uno o di entrambi i nervi deputati alla preservazione dell’erezione. La procedura è in molti casi accompagnata dall’asportazione bilaterale dei linfonodi pelvici. La prostatectomia radicale robotica è il trattamento più diffuso per il tumore prostatico. La chirurgia come unica modalità terapeutica (senza quindi prevedere altri trattamenti successivi come ormonoterapia, radioterapia o chemioterapia) è efficace per trattare il cancro circoscritto alla ghiandola prostatica. La tecnologia robotica, che viene adottata in più del 95% dei casi, permette di ottenere un elevato controllo della malattia dal punto di vista oncologico, limitando nel contempo il rischio di impotenza o incontinenza il risparmio delle strutture nervose e muscolari che controllano la funzione sessuale e la minzione. L’intervento di prostatectomia robotica dura da 1,5 a 2,5 ore a seconda della complessità del caso. Il ricovero in ospedale è di 2-5 giorni.
  • ll trattamento HIFU (High Intesity Focused Ultrasound) prevede la rimozione del cancro nella prostata distruggendo le cellule cancerose con ultrasuoni focalizzati, e preservando la rimanente porzione di prostata non interessata da tumore. Una sonda viene inserita nel retto del paziente sotto anestesia spinale o generale. La sonda può sia visualizzare la prostata che generare ultrasuoni focalizzati. Il paziente con indicazione migliore per un trattamento HIFU ha un cancro alla prostata a rischio intermedio situato in una singola area della prostata, come visualizzato tramite risonanza magnetica prostatica (MRI) e biopsia prostatica mirata. Un trattamento HIFU dura in media 1,5 ore e può essere effettuato in day-hospital o con una sola notte di degenza.
  • La radioterapia è un’alternativa alla chirurgia come unica forma di terapia curativa. In casi selezionati, l'irradiazione esterna può garantire risultati di sopravvivenza a lungo termine sovrapponibili alla chirurgia e fornisce una qualità della vita altrettanto buona di quella dopo intervento chirurgico. La radioterapia può essere utilizzata come trattamento di prima scelta con l’intento di eradicare il tumore prostatico ed eventuali metastasi linfonodali pelviche. Questo trattamento viene anche effettuato con intento “adiuvante” dopo intervento chirurgico nei pazienti operati che presentano un rischio di recidiva di malattia, oppure con intento di “salvataggio” per coloro che mostrano una ripresa biochimica durante il follow-up. Il trattamento radiante utilizza radiazioni ionizzanti ad elevata energia per distruggere le cellule tumorali e solitamente non necessita di ricovero ospedaliero.
  • La ormonoterapia comprende i trattamenti che agiscono riducendo gli effetti del testosterone e di altri androgeni, inibendo così la progressione del cancro alla prostata. I principali farmaci utilizzati sono gli agonisti LHRH e gli anti-androgeni. Gli agonisti LHRH inducono i livelli di testosterone castrato legandosi ai loro recettori associati nella ghiandola pituitaria anteriore. Gli anti-androgeni agiscono principalmente inibendo la segnalazione attraverso il recettore degli androgeni, che porta all'apoptosi e all'inibizione della crescita del cancro alla prostata. L’ormonoterapia viene effettuata a casa propria da parte del malato e non prevede alcun tipo di ricovero.
  • La chemioterapia è indicata per i pazienti che non rispondono ai trattamenti sopra riportati, in particolare per le forme metastatiche. La scelta del trattamento si basa sulle condizioni generali del paziente, la sede ed estensione della malattia, il profilo genomico, le preferenze del paziente oltre che sul precedente trattamento. I farmaci utilizzati sono: abiraterone, cabazitaxel, docetaxel, enzalutamide, olaparib, radio-223, sipuleucel-T.

DOMANDE E RISPOSTE

La chirurgia robotica permette di effettuare incisioni minime, e quindi limitare il dolore postchirurgico e ridurre il tempo di recupero postoperatorio. Inoltre, grazie alla visione aumentata e tridimensionale in HD ed ai movimenti precisi ed articolati con i bracci robotici, è possibile ottimizzare i risultati oncologici e funzionali.
Ad oggi, in Italia come in Europa e negli Stati Uniti, l’intervento di prostatectomia radicale viene effettuato nella stragrande maggioranza dei casi con questa metodica. Tuttavia, la letteratura dimostra come questo tipo di chirurgia sia ancora estremamente dipendente dall’esperienza del chirurgo: gli urologi robotici che eseguono un numero elevato di prostatectomie ottengono un miglior risultato sia in termini di controllo del tumore che di recupero della continenza e dell’erezione dopo l’intervento.

Tuttavia, la letteratura dimostra come questo tipo di chirurgia sia ancora estremamente dipendente dall’esperienza del chirurgo: gli urologi robotici che eseguono un numero elevato di prostatectomie ottengono un miglior risultato sia in termini di controllo del tumore che di recupero della continenza e dell’erezione dopo l’intervento.

Prof. Mauro Gacci, esperto sul tumore della prostata

  • Ho effettuato oltre 2000 interventi di prostatectomia radicale, di cui oltre 1500 robotiche (con Robot da Vinci). L’azienda ospedaliero Universitaria Careggi presso cui lavoro è da più di 3 anni al primo posto in Italia per questo tipo di interventi chirurgici, come riportato dalla classifica dell’AGENAS 
  • Partecipo al più grande consorzio europeo di studio di big data sul tumore di prostata - Pioneer. Il consorzio PIONEER è stato istituito nel gennaio 2018 e durerà per un periodo di 5 anni. PIONEER riunisce 32 parti interessate chiave nella ricerca sul cancro alla prostata e nell'assistenza clinica provenienti da 9 paesi. I membri del consorzio provengono da istituzioni accademiche, organizzazioni europee, gruppi di difesa dei pazienti, medici e aziende farmaceutiche, nonché agenzie di regolamentazione, esperti di gestione dei dati legali, economia ed etica e specialisti di tecnologia e informazione.  VIDEO
  • Sono membro del comitato scientifico del più grande registro tumori su cancro di prostata in Italia, sviluppato in collaborazione con il CNR (Centro Nazionale di Ricerca): il Prosit-CNR, uno studio multicentrico che raccoglie dati da 97 strutture sul territorio nazionale   
  • Ho 70 pubblicazioni internazionali su riviste indicizzate ad alto impact factor sul tumore di prostata, circa 2 all’anno negli ultimi 5 anni FONTE
  • Ho un brevetto internazionale sul tumore di prostata: l’UCLA-PCI Italian version, in collaborazione con l’UCLA, l’Università della California, Los Angeles. Il questionario, misura la qualità di vita, l’attività sessuale e la continenza urinaria, prima e dopo trattamento ti tumore prostatico. Questo strumento è utilizzato in tutto il mondo per confrontare i risultati del trattamento dei pazienti tra differenti centri 
oltre anni di esperienza
oltre interventi di chirurgia urologica
di cui con tecnica robotica
Ricercatore internazionale con oltre 800 pubblicazioni - Docente universitario presso l'Università degli studi di Firenze