per la Calcolosi

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ESWL (Litrotrissia extracorporea)

La litotrissia extracorporea è una metodica di trattamento non invasiva della calcolosi urinaria che si avvale dell’utilizzo di onde d’urto (onde pressorie) per indurre la frammentazione di un calcolo renale o ureterale di dimensioni inferiori ad 1 cm.
Si tratta di una procedura ambulatoriale della durata di 30-40 minuti in cui il paziente viene posto in posizione supina su un letto mobile collegato ad una sorgente di onde d’urto, un ecografo ed un arco a C per l’utilizzo di raggi X. Prima del trattamento, il paziente dovrà recare in visione un’urinocoltura negativa recente al fine di scongiurare eventuali problematiche infettive post-trattamento. Al termine della procedura, per i calcoli ureterali, il paziente viene dimesso con terapia cortisonica, per ridurre l’infiammazione della mucosa ureterale dovuta al trattamento, e terapia alfa-litica, per favorire l’espulsione di frammenti del calcolo trattato. Complicanze frequenti della procedura sono il sangue nell’urine (macroematuria) e la sintomatologia simil-colica, dovute al passaggio dei frammenti litiasici.

URS/RIRS (Ureterorenoscopia / chirurgia retrograda intrarenale)

Altre metodiche per il trattamento dei calcoli urinari sono l’ureterorenoscopia (URS) nel caso di calcoli ureterali e la chirurgia retrograda intra-renale (RIRS) nel caso di calcoli renali di dimensioni solitamente comprese tra 1 e 2 cm. L’intervento è di tipo endoscopico per via retrograda e dura solitamente 45-60 minuti. Questa procedura consiste nella polverizzazione o frammentazione del calcolo in questione tramite uno strumento semirigido (ureterorenoscopio) per il trattamento di calcoli ureterali. Per il trattamento di calcoli renali, dove risulta necessario risalire la via urinaria fino al rene, viene impiegato uno strumento chiamato ureterorenoscopio flessibile che viene inserito all’interno di una guaina di protezione (camicia ureterale).
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PCNL (Trattamento percutaneo)

Per formazioni litiasiche renali di dimensioni maggiori di 2 cm, la nefrolitotrissia percutanea (PCNL, percutaneous nephrolitotomy) rappresenta l’intervento chirurgico di scelta. La procedura ha la durata media di 90-120 minuti ed è di natura endoscopica mista e consta di due accessi: quello principale di tipo percutaneo ed uno eventuale accessorio puramente endoscopico (quello dell’ureterorenoscopia) che ha lo scopo di coadiuvare il primo. La via di accesso principale è realizzata grazie al puntamento ecografico del rene ed alla scelta del miglior punto di accesso per lo strumento, sulla base delle dimensioni e posizione del calcolo da trattare. Successivamente alla puntura del rene, viene posizionato un filo guida e tramite questo uno strumento dotato di telecamera e canale operativo chiamato nefroscopio. Attraverso questi strumenti il calcolo viene frammentato ed asportato. Al termine dell’intervento, dopo la verifica dell’emostasi, viene posizionata una nefrostomia, ovvero un cateterino situato in pelvi renale e che fuoriesce dal fianco, uno stent ureterale (pig tail),cioè un cateterino con doppio ricciolo (uno renale ed uno vescicale) ed un catetere vescicale. La degenza media è di 4-5 giorni, durante la quale viene rimosso il catetere vescicale e chiusa la nefrostomia. In assenza di sintomatologia dolorosa o comparsa di febbre, la nefrostomia può essere rimossa sotto controllo radioscopico per evitare di rimuovere il pig tail. La rimozione del pig tail avverrà ambulatorialmente sotto guida cistoscopica 3-4 settimane dopo la dimissione. Complicanze significative nel post-operatorio sono il sanguinamento dal punto di accesso al rene e l’infezione per riassorbimento del liquido di lavaggio emesso durante la procedura.
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Ricercatore internazionale con oltre 800 pubblicazioni - Docente universitario presso l'Università degli studi di Firenze